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Nina è una cuoca, ha un’attività di catering ed il suo mondo
è una cucina che risplende in un aranceto (splende davvero per quando la tiene
pulita).
Nina cucina tanto e con passione la stessa passione che
nutre per i programmi di salute in tv e per lo shopping. Per lei il vero
shopping però non è acquistare vestiti o trucchi, no, Il vero sballo per Nina è
passare ore ed ore davanti gli scaffali delle farmacie. Lei deve avere per sé tutto
quanto possa servire a salvarsi. Non si sa mai quale malattia possa sorprenderci.
Tutto può servire. Sì, Nina, a dispetto del titolo ipocondriaca lo è davvero, e
come la maggior parte degli ipocondriaci, non lo ammette.
Nel bel mezzo di una serata organizzata dalla coinquilina, Nina decide di svignarsela, stranamente, proprio non si sente bene, e
se ne torna a casa. Sola, davanti al portone, si rende conto che nella borsa
oltre le medicine “salvavita” non ci sono le chiavi. Rassegnata decide di
aspettare sulle scale.D’un tratto viene avvicinata da un ragazzo, Lino, il quale
la invita a salire da lui. Nina a gran sorpresa accetta. Lino divide la casa
con il ragazzo, i due stanno per aprire quello che per Nina, come già detto è il
paradiso in terra: una Farmacia. Parlano quindi per ore ed ore e per lei è
quasi un sogno poter discutere di malattie e medicine con qualcuno che condivida
la medesima passione.
Passione che ogni tanto viene concretizzata da Nina trascinandosi
in pronto soccorso stupendosi puntualmente della superficialità di certi medici
e di come ogni volta la dimettono subito.
In un giorno di questi conosce un medico, (in realtà lo aveva
già incontrato ma io proprio non ve lo racconto) un medico che Nina odierà subito tanto da permettergli
di farsi cambiare la vita…
Devo dire che per quanto io non sia ipocondriaca (e non lo
sono davvero, non è come per Nina che non lo ammette O_o …giuro) mi sono
ritrovata tanto nella sua storia, nella sua paura di avere ogni disturbo, nella
goffaggine che ogni tanto la colpisce… mi sono davvero divertita a leggere di
lei.
Ovviamente non mancano amicizia, amore, risate e qualche
lacrima. Non entro nel dettaglio del racconto perché non voglio togliervi
il piacere di leggerlo ma, se chiudo gli occhi e ripercorro questa storia, la considerazione che mi viene di fare è che a
volte viviamo troppo presi dai nostri pensieri, troppo. Tanto da non guardarci
neanche attorno e senza renderci conto che la serenità magari è proprio lì ad
un passo, rischiando di perdere magari quell’unica occasione di essere davvero
felici.
Terminato il romanzo con così tanto entusiasmo ho deciso di contattare
la scrittrice Giusella De Maria ricevendo una graditissima risposta.
Chissà magari verrà a presentare il suo libro qui a Roma
nella libreria di Via Appia, e chissà magari avrò modo di conoscerla. Mi
farebbe davvero un piacere immenso.
Il romanzo è ambientato a Sorrento, zona nella quale pensate
un po’, mi trovavo in vacanza quando quella mattina per puro caso sono entrata
in libreria e sono stata scelta da questo titolo, in un periodo nel quale mi
stavo proprio rendendo conto che forse qualche volta io, ipocondriaca lo sono davvero
stata.
Però non mi riferisco di certo all’ultima domenica di
vacanza, quando solo un intervento urgente della guardia medica mi ha rimesso
in piedi da un attacco fulminante di cervicale.
Sì, cervicale. L’hanno detto anche i dottori. È vero.
“Io non sono ipocondriaca”